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Via Carlo Alberto, 16, Moniga del Garda, BS
Valutazione:
Consigliatissimo!!
Prezzo a persona:
21.00 €
Servizio utilizzato:
ristorante
Commenti:
(5) vai ai commenti

carolingio

ha visitato il locale il 04/01/2013 carolingio avatar
327 Recensioni scritte dal 21/12/2009 7640 Punti

Andata buca la vacanza in Tuscia per via dell’arsenico (chissà quanto ci avranno rimesso i ristoratori per l’ennesimo problema ambientale, rispetto al quale non si è fatto nulla… solo io ho dato otto disdette…), ringraziamo Zemian per averci messo sull’avviso e ci orientiamo verso una mezza giornata a visitare il Museo di S.Giulia a Brescia, veramente portentoso, con oggetti e manufatti molto pregiati e che denotano una cultura ed un’arte italica, già un paio di millenni fa ad alti livelli, anche di tecnologie come il riscaldamento a pavimento. Il museo è impostato su vecchie chiese e chiostri esistenti, una cappella affrescata in modo eccezionale, e su scavi di case romane, esistenti in loco, nonchè di reperti dell’epoca longobarda. Per gli studenti, in prospettiva, un’uscita di sicuro valore, non solo per il museo.

Il ristorante, da fuori, sembra più un bar, sulla strada centrale del paese di Moniga, incrociato sulla strada del ritorno per far due passi lungo la costa occidentale del Garda, e un bar neanche particolarmente entusiasmante. Dentro è piuttosto asettico, con tavoli e bancone sul “nero” ed altri elementi in acciaio. La cameriera si mostra subito gentile e disponibile, e ci spiega il menu del pranzo, a 18 euro: due portate a scelta tra un elenco di una decina di proposte, un piatto di misticanza, pane fatto in casa, una bottiglia di acqua da 75 cl., caffè e coperto compresi.

Cerco subito di barattare il caffè (che non beviamo) con un buon bicchiere di vino emoticon … la Marta mi fa gli occhi bruttissimi (“CHEFFIGURAAAAA!!!” mi dirà dopo…) e la cameriera abbozza un sorriso, senza peraltro rispondere nè sì nè no. Forse pensava ad una battuta, perché alla fine i due calici di lugana BIO Catulliano Pratello, di Padenghe lì vicino, ce li hanno fatti pagare: 3 euro l’uno, oltre al prezzo del menu (dove il vino non era compreso).

Il Lugana ci è stato aperto, in modo professionale, al tavolo ed è stato fatto assaggiare a mia moglie mentre io andavo a visitare i bagni (normali, puliti). Per la Marta il vino andava bene, per me non è un granchè, con poco spirito… bevibile, ma inferiore, qualitativamente, rispetto al Lugana che avevamo bevuto vicino a casa nostra, nel pranzo di cui alla mia recensione precedente.

Il pane che ci è stato portato nel cestino è eccellente. Si sente che è fatto “in casa” ed in particolare è ottimo il pane nero alla pasta d’ olive. Bella la misticanza (curata abbastanza bene) e superiore l’ olio Garda DOP che ci viene messo sul tavolo, molto saporito. A me piace molto mangiare l’ insalata ben condita, assieme al pane. E quando c’è un olio super e un pane ugualmente buonissimo, la cosa diventa ancora più piacevole.

Dopo il museo, eravamo andati a fare un giro a piedi in centro a Brescia, fino a Piazza della Loggia. Devo confessare che dentro di me mi sono un po’ commosso e ho detto istintivamente una preghiera, anche se non so se serva. Allora avevo 19 anni. Ho ancora in mente la radio che avevo sentito in quel maggio del 74, che registrava un discorso durante la manifestazione antifascista in Piazza della Loggia, dove l’oratore stava parlando della precedente strage di Milano, del fallito attentato sul treno Torino-Roma avvenuto l’anno prima, delle strategie dell’eversione… poi, mentre stava parlando, lo scoppio della bomba… le urla… i richiami a star calmi…   

Mentre ricordo quei momenti, giusto il tempo per cucinarlo, arrivano due piatti di risotto allo zafferano, cosparso di pistilli, e con una crema fredda di stracchino. Ottima mantecatura e cottura perfetta. Gran piatto, anche come quantità, presentato in una ceramica larga bianca e con la fondina a calotta quasi semisferica.

Il locale è tranquillo a pranzo, ci sono altri tre tavoli occupati, si riesce a conversare tranquillamente.

... A quei tempi, i giovani erano, anche visivamente, quasi divisi in due categorie: quelli di sinistra con capelli lunghi, barba lunga o basettoni lunghi, jeans, scarpe da ginnastica, o sandali, e magliette un po’ sdrucite… quelli di destra con teste rasate o basette molto alte, giubbotti di pelle nera, scarpe di cuoio nero lucide e quasi a punta, raiban con montatura dorata tenuti anche di notte. Io non appartenevo a nessuna delle due fazioni, perché fino a qualche anno prima mi dedicavo di più a mangiare particole sconsacrate in sacristia e a ciucciarmi (di nascosto) il vin santo dalle ampolline. Però il mio parroco era un ex partigiano e anche a casa non avevo buoni racconti dei fascisti... io mi vestivo con jeans e magliette sdrucite... e poi avevo barba lunga e capelli lunghi…

Lavoravo, anche di sera, disegnando in uno studio di architettura per mantenermi all’Università, e lo studio era in un condominio in centro a Verona, sul Lungadige, proprio sotto l’ufficio di un noto editore dell’estrema sinistra. Una sera di quel maggio 74, stavo per entrare nell’androne, quando vidi, a distanza di una cinquantina metri, seminascosti dagli alberi del Lungadige, un gruppo di una ventina di persone che occupava mezza strada, tutti in giubbotto nero… qualcuno con i raiban, qualcuno con catene, a qualcuno intravedevo in mano bastoni… e quattro di loro che si staccavano di corsa e venivano verso di me... Entrai veloce, ma il rallentatore a molla del portone del condominio lo faceva chiudere molto lentamente, né riuscivo a forzarlo. I quattro arrivarono in tempo per aprire il portone di schianto, mi presero per il collo con una catena di ferro proprio mentre stavo per infilare la chiave nella porta dello studio, mi buttarono a terra, tempo di darmi un paio di calci in pancia, che uno di loro lesse il nome sul campanello della mia porta e, probabilmente vedendo che non era quella dell’editore di estrema sinistra, disse: “Via! Via!” E se ne scapparono via di corsa, lasciandomi lì per terra.

Il secondo piatto per entrambi era un trancio di bacalà fresco, solo sbollentato, presentato sopra un purè di patate e rape rosse, con lateralmente delle briciole grossolane di pane nero gratinato al forno (e quindi croccante). Sopra il bacalà, alcune gocciolone di pesto di prezzemolo e olio. A fianco del componimento delle chiazze di difficile decifrazione: sembravano una gelatina zuccherata di fragole e una gelatina zuccherata di un altro frutto… comunque una cosa simile al fluido della mostarda. Devo dire: bellissima creazione, buonissimo piatto, accostamento ardito ma efficace.

Come dessert abbiamo preso ancora tutti e due la stessa cosa: un tortino di mele, profumato al limone, fatto con una pasta tipo pan di spagna soffice, con all’interno una mezza mela intera ma semitagliata a spicchi, cotto al forno e servito caldo. Sublime.

Il servizio è stato rispettoso di tempi giusti. Il conto onestissimo. Devo tornarci, perché c’erano anche altri piatti che mi attiravano, magari provando un vino diverso.

 

Consigliatissimo!!

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[testapelata]
06/01/2013
.........cenni storici che molti nemmeno conoscono ma che potrebbero essere un'occasione per ricordare emoticon
quindi potrei passare a prendere il caffè che hai lasciato pagato ??? emoticon
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[carolingio]
06/01/2013
Mi sa che assomiglio un po' al mio nonno paterno, perchè tendo a commuovermi sempre più spesso per fatti che mi sono rimasti scolpiti...
e poi, testa, ricordando l'episodio capitato a me qualche giorno prima della bomba in Piazza della Loggia, mi è tornato un fremito... perchè quella sera ero rimasto per un'ora e anche più con il corpo che tremava...

Per il caffè, non so..., mi sa che faresti un viaggio a vuoto visto che non me l'hanno scambiato con un goto de bianco...emoticon comunque, se ci vai, vale la pena provare tanta altra roba... emoticon è un posto raffinato come qualità di cibo
emoticon
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[Zemian]
06/01/2013
In realtà bisogna ringraziare (ringraziare... adesso, che sono tutte queste moine?emoticon) la Vècia e la sua deformazione professionale (la chiamano Lucrezia Borgiaemoticon), io proprio non sapevo la storiaccia della contaminazione da Arsenico.emoticon

Peccato perchè la Tuscia è bellissima, fu una piacevole scoperta anche per noi... si mangia bene e si spende il giusto quasi ovunque.emoticon

Non tuti i mali vengono per nuocere perchè comunque sei andato in un bel posto ed hai ben pranzato.emoticon

Gli altri mali che hai elencato... quelli si che venivano tutti per nuocere... che brutta pagina della nostra storia recente.emoticon
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[golosona]
06/01/2013
Non ti è andata male, dai, Brescia merita una visita e il museo di Santa Giulia è bellissimo! Però la tua recensione mi ha lasciato l'amaro in bocca...emoticon
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[carolingio]
07/01/2013
Che posso fare allora, Zemian? Darghe un s-ciafòto sul copìn?
Meglio un abbraccio e un grazie anche e soprattutto a Sara! emoticon

Sì, è bellino il centro di Brescia, Golosona, non c'ero mai stato prima... A dir la verità, se si cerca una città italiana brutta, devo dire che si fa fatica a trovarla emoticon

Quanto al resto, spero che quelle cose non succedano più emoticon (ma nutro qualche dubbio) emoticon