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Via dei Giacinti, 2, San Damaso, MO
Valutazione:
Consigliatissimo!!
Prezzo a persona:
40.00 €
Servizio utilizzato:
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Gerry

ha visitato il locale il 25/01/2011 Gerry avatar
20 Recensioni scritte dal 15/04/2009 303 Punti

Dovevamo festeggiare una ricorrenza famigliare, ma non volevamo allontanarci da casa: abitiamo a Modena, tra centro e periferia.
Francesca, mia moglie, voleva mangiare del pesce.
Mia moglie è siciliana, e non disdegna, di tanto in tanto, di rendere omaggio alle sue origini e alla sua cultura.
Ho tradotto queste condizioni in chiavi di ricerca e da GustaModena mi è emerso questo nome: Red Rose.
Il nome è “oggettivamente” brutto, per una pizzeria-ristorante che promuove l'appartenenza alla cultura gastronomica del Sud (d'altra parte: è una pizzeria!), in particolare a quella siciliana.
(La parte che segue la potete saltare: vi conviene!)
Da quelle parti parliamo di greci, e in greco talora, parliam di fenici e poi di romani, di vandali di passaggio e, credo, di ostrogoti, di bizantini, di normanni, di svevi, angioini, arabi e, via via, aragonesi e spagnoli, borboni e piemontesi. Chi ha dato e chi ha preso, chi ha lasciato più di quanto ha preso (spesso) e chi ha preso più di quanto ha lasciato.
Cacchio! … parliamo anche d'inglesi! Me ne stavo proprio scordando. Ne parliamo per un breve periodo, coevo ai borboni, ma ne parliamo. Mi ricordo, immagini letterarie ovviamente, la flotta inglese nella rada del porto di Napoli e vascelli da guerra e da carico alla fonda nel porto di Palermo…
Alla luce di questa improvvisa reminiscenza, mi par meno brutto anche il nome Red Rose.
Allora ho detto: andiamo! Anche le recensioni positive hanno avuto il loro peso, in verità.
(Qui potete riprendere, se volete).
E' un martedì sera: poca gente, ma ce lo aspettavamo e, in parte, ci speravamo!
Ci mettono a sedere in un soppalco, di poco alzato dal pavimento, una sorta di bersò interno: carina l'idea!
Il cameriere è gentile e premuroso. Vuole sapere, tra l'altro, da dove abbiam tratto la decisione di andare da loro.
Stanno valutando il piano marketing, mi son detto. Dico di GM e ne son contenti: sembra un buon viatico!
Una lunga scorsa al menù. Il tempo diventa un fattore indispensabile: la carta del ristorante è lunga, forse troppo lunga.
15-20 antipasti, 18-20 primi ed altrettanti secondi sono sicuramente troppi. E' un consiglio che mi sento di dare ai gestori del locale. Occorre abbiano la forza di ridurre, almeno un poco, la lista delle portate che esitano ai loro avventori. Troppi piatti comportano il rischio, prevedibile, di non riuscire a mantenere una qualità costante, oltre all'indubbia difficoltà nel curarla anche in termini di acquisto delle materie prime, padronanza e cura dei dettagli, capacità di adeguarla alle stagioni, e mi fermo qui.
Una lista più corta è certamente maggiormente propedeutica al raggiungimento ed al mantenimento nel tempo di un ottimo livello qualitativo: è un problema di standard, potrebbe dire qualcuno!
Scegliamo un piatto di cappesante gratinate e un tris di carpaccio alla mondelliana come antipasti.
Ci piacciono entrambi: in particolare, non sapendo quale sia l'uso di Mondello, mi colpisce l'utilizzo dell'arancia “zuccherata” abbinata al limone a pezzetti sul salmone, mentre le mandorle tostate accompagnano gradevolmente la compattezza del filetto di pesce spada.
Le cappesante sono equilibrate nella panatura e nella gratinatura. Qualche perplessità unicamente per il fatto che non avessero il “corallo” perché, ahimè, quella è la parte più suscettibile alla senescenza, per essere aulici nell'esposizione.
Francesca opta per le fettuccine ai gamberi rossi di Mazzara (perché due zeta? errore mio? loro? una quasi omonimia che induce alla confusione? Un “sicilianismo”?) ed io per i maccheroncini freschi (degli abissi) con sugo di polpo, pomodorini, aglio (micca poco …), peperoncino e menta (poco invasiva, quasi nulla). I maccheroncini mi son piaciuti molto. L'aglio abbondante si confondeva, bene, con i pomodorini e il peperoncino. L'alchimia sortisce un sapore delicatamente aggressivo, un ossimoro gastronomico indubbiamente intrigante.
Nelle fettuccine il pomodoro è eccessivo! Discrete altrimenti, ma sovrastate dal pomodoro.
Concludiamo, si fa per dire, con dei gamberoni in crosta di pistacchio di Bronte, scelti dalla mia consorte, e con degli involtini di spada ai ferri per me.
I gamberoni sono molto molto buoni, per coerenza del piatto, sapore ed odore: col pesce, si sa, il naso è un buon compagno di viaggio! I pistacchi sono a casa loro! Intrigante l'insieme.
Gli involtini di spada sono un piatto buono nelle intenzioni, mi pare, ma non altrettanto nell'esecuzione.
Il ripieno risulta eccessivo, coprendo, di fatto, i sapori dello spada. Anche qui un ossimoro: un interno che ricopre!
La mollica di pane riempie troppo la bocca, a scapito del pesce. E non è una scelta di “impoverimento” voluto del piatto, ché altrimenti sceglievi un altro tipo di pesce!
Una noterella quindi: la cucina, tra ossimori e ridondanze, pecca di una inclinazione al “barocco”.
La responsabilità va ascritta, io credo, all'eccessiva dispersione della “carta”, così come avevo già anticipato all'apertura della recensione.
Abbiamo accompagnato il pasto con una bottiglia di Prosecco Mionetto. Mia moglie ama, col pesce, i bianche meno che tranquilli e la scelta delle etichette è, in generale, inversa a quella fatta per i piatti: molto stringata, troppo stringata.
Quella presentata dal Red Rose, è una delle pochissime “carte” nelle quali siano di molto più lunghe le liste delle pietanze che quelle dei vini.
Capisco come sia logico andare ad una riduzione progressiva delle cantine, che strozzano economicamente i ristoranti, ma, senza andare alle liste chilometriche di cui si vantavano certi ristoranti sino a pochi anni fa, un minimo i “scelta” è necessario lasciarla!
Un consiglio conclusivo al Red Rose, con molto pudore: allungare la lista dei vini e ridurre quella dei piatti!
Credo che questa potrebbe essere una scelta che qualifichi maggiormente l'offerta del locale.
Due caffè, in fondo, anticipati da due sorbetti al limone, offerti dalla casa, che mi son piaciuti tantissimo: quasi una granita di limone e non la solita “cremolata” al limone: bravi!
Il conto alla cassa, già onesto in partenza, è stato gentilmente ridotto da 87 a 80 euro, a mo' di benvenuto.
Quale valutazione fare?
La cucina, per me, dopo una notevole ponderazione, vale tre cappelli e mezzo: è possibile dare 3,5 cappelli? No!
Beh, allora mi costringete a dire quattro, però più in nome dell'affabilità del servizio, delle migliori intenzioni, del buon rapporto “qualità/prezzo” e della volontà, mia, di essere d'incoraggiamento (presuntuoso!).
Mi dicono, nel salutarci, dell'intenzione di procedere, presto, nell'allestimento di serate a tema.
La prima dovrebbe essere dedicata al “cuscus” alla trapanese.
L'attendo con impazienza, sperando che venga allestita in una serata che mi permetta di essere presente e non tra pochissimi giorni, vista la volontà, precaria, di smaltire le intense libagioni delle festività appena trascorse.

Consigliatissimo!!

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[LoZioFede]
26/01/2011
Bella cena e bella recensione.

Credo proprio che Red Rose sia la Red Rose of Lancaster, quel casato così faposo per la guerra delle due rose: la rosa bianca (gli York) ed la rosa rossa (Lancaster), entrambe famiglie reali, lottarono per la supremazia a metà del quindicesimo secolo.

La casa dei Lancaster, la Red Rose, è conosciuta in italia come Plantagineti, e la figlia di Jhon of Grand duca Lancaster nei prmi del '400 sposò Enrico terzo di castiglia, il nipote di Eleonora di Sicilia, principessa della Trinacria.

Non solo, pochi sanno che il papa Innocenzio quarto, due secoli prima di tutto questo, offì al casato della Red Rose il regno di Sicilia, per far cessare la supremazia di Svevia (o borbonica come la si ricorda). Progetto finito poi con le crociate, fino alla suddetta congiunzione fra Sicilia e Catalogna, con gli sposalizi dei discendenti reali di Plantagineti e Catalani.

Chissà se quelli del ristorante ci han pensato.